Solo il 20% dei malati di celiachia sa di esserlo, mentre il restante 80% continua ad ingerire glutine attraverso pane, pasta e dolci. Il glutine è un complesso di proteine che troviamo nel frumento, nell’orzo e nella segale. Diventa pericoloso solo per chi è predisposto alla celiachia dai geni, soprattutto quelli legati al sistema immunitario (DQ2 e DQ8), che servono a riconoscere gli elementi estranei. Si scatena così una risposta eccessiva del sistema immunitario, che aggredisce l’intestino tenue; tale risposta immunitaria fa atrofizzare i villi intestinali trasformando così l’intricata foresta di bastoncelli che ci permette di assorbire i nutrienti ingeriti col pasto.
I danni non si limitano all’intestino; l’infiammazione della mucosa intestinale provoca infatti una risposta che colpisce tutto l’organismo, a volte dando il via ad altre malattie autoimmuni come il diabete (il 5-6% dei diabetici è anche celiaco), anemie e carenze di ferro, l’aumento delle transaminasi. Quindi il glutine va eliminato dalla dieta. Alcune conseguenze dell’eliminazione del glutine, purtroppo possono però non essere irreversibili, come ad esempio una grave osteoporosi causata da una celiachia non curata. I medici affermano che però, più a lungo un bambino è allattato al seno, più basso è il rischio di contrarre la celiachia. Inoltre,. se si interviene sulla proteina detta zonulina, si chiudono i cancelli della permeabilità intestinale e si riduce il passaggio del glutine dall’intestino al sangue. Il gruppo di ricerca del Celiac Center della University of Chicago, coordinato dal pediatra e gastroenterologo Stefano Guandalini, nel 2011 ha pubblicato su Nature uno studio secondo il quale la reazione infiammatoria al glutine deriva dalla combinazione di una proteina, l’interleuchina 15, con l’acido retinoico, un derivato dalla vitamina A. Quindi bisognerebbe proibire ai celiaci i farmaci che contengono l’acido retinoico. La dottoressa Bana Jabri, ricercatrice dell’Istituto di Chicago, ha vinto nel 2010 il Warren Prize for Excellence in Celiac Disease Research.
Altro valente studioso italiano operante nel settore negli USA (Università del Maryland di Baltimora) è il prof. Carlo Catassi, che insegna anche Clinica pediatrica all’Università Politecnica della Marche.
(notizia apparsa sul Venerdì di Repubblica, del 27 gennaio 2012)
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